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Mario Noera, docente di Finanza e di Economia dei Mercati Finanziari, Università Bocconi, Milano

È possibile una "crescita" felice?

Marta Pirrello: È possibile una “crescita” felice?

Mario Noera: Non più, purtroppo! Se vogliamo godere anche in futuro dei benefici del progresso, è giunto il momento di cambiare decisamente strada. Se non si interviene con grande determinazione (e anche con grande rapidità) sui modelli di sviluppo economico e sulle nostre abitudini di consumo, la crescita economica (così come è stata perseguita finora) non è sostenibile a lungo e genererà molti più danni che benefici.

Il Resilience Center di Stoccolma monitora 9 processi critici per la regolazione e l’equilibrio del eco-sistema Terra (cambiamento climatico, integrità delle biosfera, ciclo bio-geo-chimico dell’azoto e del forforo, acidificazione degli oceani, consumo di suolo e di acqua, ecc.) e alcune di queste soglie critiche (come ad esempio il ciclo dell’ozono e del fosforo e la concentrazione di CO2 nell’atmosfera) sono ormai vicinissime.   L’agenzia dell’ONU sul clima stima ad esempio che la soglia massima tollerabile per l’ecosistema terra è un aumento della temperatura che non supera i 2°-3° C, ma se la concentrazione di CO2 dell’atmosfera continua a crescere ai ritmi attuali, quella soglia verrà inevitabilmente superata nell’arco dei prossimi due decenni e questo può scatenare processi a catena non prevedibili e non controllabili (scioglimento dei ghiacci, il quale libera la massa di CO2 congelata nelle calotte artiche, che a sua volta innalza il livello dei mari e sconvolge le correnti atmosferiche, e innesta processi, come l’acidificazione degli oceani o la desertificazione e la distruzione di colture agricole e di biodiversità ecc.).

Vi sono quindi limiti naturali che non si possono assolutamente superare senza compromettere in modo  irreversibile l’ecosistema terrestre.

Il nodo dello sviluppo economico sta venendo rapidamente al pettine. Se lo sfruttamento ambientale e la saturazione dell’atmosfera continuano ad aumentare a questo ritmo si crea una tensione sempre più forte tra una popolazione mondiale in aumento (con bisogni ed un reddito procapite crescenti) e l’impatto che la soddisfazione di questi bisogni ha sugli equilibri naturali pianeta.

Nell’ultimo secolo la popolazione umana è quadruplicata  e il Pil mondiale è aumentato di 20 volte. Ma (con la popolazione e il reddito) è anche aumentato più che proporzionalmente il consumo di energia (e, con esso, le emissioni di anidride carbonica, l’inquinamento dell’aria e delle acque, il consumo di suolo e così via). E’ un ritmo palesemente insostenibile perché siamo ormai arrivati quasi al limite massimo di saturazione dell’atmosfera e delle risorse naturali. D’altra parte è il buon senso stesso che ci fa capire che una crescita infinita in un mondo di risorse finite non è pensabile e richiede ormai correzioni di rotta molto radicali e molto urgenti.

Moera immagine 1

Lucia Valentini: Ce la faremo a correggere la rotta?

Mario Noera: Siamo sicuramente alla vigilia di grandi cambiamenti tecnologici, economici e sociali. E non c’è dubbio che l’enormità della minaccia stia sollecitando risposte altrettanto potenti anche da parte della politica. In passato, la politica ha sostanzialmente ignorato il messaggio della scienza e solo da pochi anni ha messo in cantiere  iniziative globali adeguate. Nel 2015 a Parigi (alla Conferenza internazionale sul clima) sono stati definiti obiettivi di decarbonizzazione ambiziosi (che però sono stati finora in parte disattesi). La prossima Conferenza sul clima (prevista a Glasgow nel novembre di quest’anno e che sarà presieduta anche dall’Italia) promette invece un passo avanti decisivo verso la neutralità climatica (visto che Europa, Cina e, di recente, anche gli Stati Uniti di Biden (cioè il gruppo di paesi che insieme generano il 50% delle emissioni globali di CO2) si sono dichiarati impegnati a realizzare la neutralità climatica (cioè zero emissioni nette entro il 2050). L’ Unione Europea, in questo contesto, è apparsa finora la più determinata e si sta portando avanti con il Green Deal europeo (lanciato a fine 2019) e con gli 800 miliardi di stanziamenti del Next Generation Fund (che in Italia chiamiamo Recovery Fund). E il recente risveglio degli Stati Uniti sotto la presidenza Biden promette adesso di mettere sul piatto risorse addirittura tre volte maggiori. Oggi sembrano quindi esserci tutte le migliori premesse per un cambiamento di rotta adeguato. Penso che possiamo essere (moderatamente) fiduciosi. Mai come oggi dobbiamo coltivare l’”ottimismo della volontà”, più che “il pessimismo della ragione”.

Approfondimenti

CC Summary for Policymakers of IPCC Special Report on Global Warning of 1.5° approved by covernments 

Let the environment guide our development | Johan Rockstrom

Strategia Europea di Lungo Termine per il clima

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