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Roberto La Pira, giornalista, Direttore de Ilfattoalimentare.it.

Agricoltura biologica/biodinamica

Lucia Valentini: Buonasera, secondo lei il futuro dell’agricoltura sarà biologico e biodinamico?

La Pira: Diciamo che stiamo parlando di due categorie privilegiate all’interno dell’agricoltura. Che nel futuro ci debba essere più biologico e più biodinamico è poco ma sicuro. Lo dice anche la Comunità europea nel Programma Farm to Fork: dice che nel 2030 il 25% dell’agricoltura dovrà essere biologico o biodinamico, quindi è qualcosa di più di una convinzione, è un dato di fatto se vogliamo rispettare il senso delle cose.
Biologico e biodinamico sono due categorie di prodotti privilegiati, perché sono coltivati in modo più armonico con la natura: non usano la chimica, questo è basilare, i prodotti biologici non hanno anti-parassitari; i lavoratori che lavorano all’interno di queste aziende agricole sono meno sottoposti al contatto delle sostanze chimiche, questo è anche molto importante; la terra è curata in modo diverso, molto più attenta, perché non ci sono più gli antiparassitari e non si lavora in modo meccanico, ma bisogna stare più attenti all’evoluzione delle coltivazioni.
La legge che è stata votata in Parlamento che ha creato molte polemiche, io non sono ancora assolutamente convinto che le teorie biodinamiche abbiano una valenza scientifica, sono anch’io perplesso su certe loro teorie, però va detto che tutti i prodotti biodinamici – al di fuori delle fantasie più o meno ridicole che possono proporre – sono comunque prodotti biologici, quindi una legge a favore del biologico che comprenda anche il biodinamico non è contradditoria in sé. La cosa importante è che i prodotti biologici e biodinamici sono i più controllati sul mercato, perché subiscono almeno una volta all’anno un controllo da parte dell’ente certificatore. Altrettanto vero che spesso sui giornali si trovano con una certa rilevanza degli articoli dove si dice che è stato venduto un prodotto come biologico ma conteneva anti-parassitari. Questo può succedere perché ci sono dei produttori un po’ brillanti, un po’ furbetti oppure perché ci sono degli errori nell’azienda agricola, può succedere. Ma quello che voglio dire i che non viene mai sottolineato che quando un prodotto biologico-biodinamico viene degradato, viene censurato perché non è biologico-biodinamico passa automaticamente come prodotto convenzionale e viene venduto come tale. Non si tratta di prodotti che fanno male alla pancia e alla salute, si tratta di prodotti che hanno dei contenuti anti-parassitari che non dovrebbero avere e quindi vengono venduti come prodotti tradizionali. Questo è molto importante.
C’è l’altro elemento sui prodotti biologici-biodinamici che costano un po’ più degli altri: sui prodotti agricoli non c’è molta differenza, almeno sui prodotti biologici venduti nei supermercati, ma sui prodotti come polli e le uova c’è una differenza sostanziale, costano anche il doppio o il triplo, ma c’è anche un motivo molto semplice. Perché se un pollo viene macellato dopo 40/45 giorni, un pollo biologico viene macellato dopo 60/80 giorni, quindi vuol dire cresce di meno, maggiori costi di allevamento, di nutrizione, maggiore occupazione di suolo, di capannone e poi anche per quanto riguarda le uova costano molto di più. Però tra una gallina che fa le uova in batteria e la gallina biologica che fa le uova in un parchetto dove c’è uno spiazzo verde e c’è una casetta dove depone le uova c’è una differenza sostanziale, sia di benessere animale – possiamo parlare di galline felici, di polli felici anche se può sembrare un po’ strano perché alla fine fanno sempre la fine del macello, però c’è questa differenza sostanziale per cui sottolineo l’importanza di andare sempre di più verso un’agricoltura biologica e biodinamica che dovrà comunque condividere con l’agricoltura convenzionale, questo deve essere chiaro.

 

Marta Pirrello: Secondo lei, perché non vengono pubblicizzate le campagne di richiamo dei prodotti alimentari?

Roberto La Pira: Le campagne di richiamo dei prodotti alimentari sono state scoperte in Italia nel 2017 dal Ministero, in realtà esistono da almeno 15 anni nella Comunità europea a prevedono che, quando un’azienda sbaglia, richiami o ritiri il prodotto. noi giornalisti facciamo dei refusi, chiunque nel proprio mestiere fa degli errori e tutte le aziende – non c’è nessuna esclusa – capita una volta, possibilmente una volta ma a volte anche di più, di sbagliare. Vuol dire che quando si sbaglia nella linea produttiva del processo produttivo il prodotto vuol dire che ha un difetto, non ha un sapore come quello che doveva essere prestabilito, c’è un errore nell’etichetta, non c’è un allergene dichiarato, a volte capita che ci sono delle etichette che ci si sbaglia a mettere l’etichetta nel ragù e la mettono nella passata, ci sono degli errori di topo sostanziale nella preparazione voglio dire. Per cui, siccome si sbaglia nella linea di produzione, questi prodotti escono e poi arrivano al dettaglio e vengono fatte delle campagne di richiamo o di ritiro: di richiamo se non è un prodotto che fa male alla salute per cui vengono ritirati in modo anonimo oppure di ritiro quando c’è un prodotto che, contaminato oppure che contiene un allergene non dichiarato, allora in quel caso lì bisogna comunicare al consumatore – i supermercati devono comunicarlo, le aziende devono comunicarlo al consumatore – che questo prodotto viene ritirato dal mercato. Questa cosa qui è abbastanza importante. Tenete conto che non avviene una volta al mese, ma avviene 2/3 volte al giorno che le aziende ritirano dal mercato dei prodotti, per motivi come ho detto prima, dai più banali ai più complicati. Se c’è un allergene non dichiarato che viene mangiato da una persona che è allergica a quell’ingrediente diventa una cosa seria. Infatti molte delle campagne di richiamo riguardano proprio la mancata indicazione degli allergeni.
Una sola precisazione per quanto riguarda quello che è successo quest’anno con l’ossido di etilene: l’ossido di etilene è un anti-parassitario utilizzato molto in India e in altri paesi per semi, spezie, sesamo, zenzero, peperoncino ed è vietato in Europa. Queste spezie, questi prodotti qui vengono acquisiti quasi sempre dall’India e da qualche paese di quella zona lì e utilizzano l’ossido di etilene. Da quando si è scoperto in Italia, in Europa, sono iniziate una serie di campagne di richiamo indescrivibile. In Francia hanno ritirato 6.500 di prodotti; in Italia, dove non c’è stata questa campagna così anche di media poco pubblicizzata secondo noi, siamo a 200 prodotti comunque ritirati oltre a quelli che poi vengono ritirati tutti i giorni per altri motivi. C’è un elenco del Ministero della Salute che dal 2017 ha iniziato a metterli in rete per cui noi siamo uno dei pochi siti insieme a altri 3/4 che li prendiamo e li rilanciamo questi prodotti ritirati dal mercato perché contengono delle sostanze che possono far male alla salute. Questo è quello che posso dire sulle campagne di richiamo.
In Francia non è finito tutto perché hanno scoperto che anche la farina di semi di carrube, che è un’addensante utilizzato molto nei gelati, può contenere ossido di etilene, per cui sta ripartendo la campagna sui gelati e qui non riesco a pensare cosa può succedere, perché in Francia è stata veramente una cosa massiccia.

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